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20-09-2004 --> Return to articles
Il Giornale

"SONO UNA ROCKSTAR GLOBALE. MA HO BISOGNO DI TENEREZZA"
Per "Newsweek" è il cantante universale. Il disco "ZU & COmpany" un best seller europeo. Conversazione di Ferragosto nella sua tenuta in Toscana

"Il dettaglio, il dettaglio mi perseguita". E poi dà le ultime disposizioni regalando al cameriere un inglese basic e svelto perchè alla cena manca poco, bisogna accendere la brace e soprattutto decidere dove. I dettagli, accidenti. Pure a Ferragosto la casa di Zucchero è blues, ovunque, sulle pietre vissute dei viottoli, sugli intonaci affumicati, sulle tavole, quante tavole da apparecchiare nella sua "Lunisiana Soul", il mulino del '700 che è diventato l'ombelico dl suo mondo. Anche Zucchero è blues, stropicciato a metà pomeriggio, vestito di bianco a larghi sbuffi come un lord inglese quando i lord ancora vivevano nelle Indie, o vicino alle paludi di New Orleans. In attesa degli amici, si gode la sua nuova etichetta: per Newsweek, dico Newsweek, dopo il cd "ZU & COmpany" Zucchero è diventato il simbolo definitivo della rockstar globalizzata, non spaghetti e mandolino, ma un "rare music of breed" cioè una cosa rara che piace a tutti e chissenefrega da dove viene. La negazione italiana del made in Italy. Una laurea. I dettagli, ecco.
La casa di Zucchero, nella tenuta che fu del marchese Dosi a Pontremoli, è la cartina della sua vita. Il mulino con le pale di legno che pagaiano nell'acqua è il motore: ci abita con Blu, sei anni, vivacissimo e seguito dalla tata enorme e sorridente che gli parla in inglese, e con Francesca, la sua donna, la sua àncora. C'è il profumo di famiglia che non senti più avanti, alla fine del viottolo, tra i muri in pietra dela sua House of music affollata di microfoni e vecchi dischi e psacenere zeppi, dove si tira tardi e si suona, si suona quando capita. Dove c'è il camino e la brace s'appiccherà qui, ecco, fuori ci sono i tavolacci giusti per brindare. La House of blues, invece, è per la solitudine, piccolina e pensierosa e chiusa con un chiavistello, "era una baracca, è un mio progetto" e infatti c'è lo Zucchero che conoscono tutti, con i poster di New Orleans, con gli oggetti ripescati nei mercatini dell'altro mondo e nel suo passato di maratoneta in cerca di gravità musicale. Qui nella penombra, c'è il tavolo giusto vicino a un divano, dove parlare finalmente dello Zucchero nascosto, che conoscono in poche e che conoscere alla fine è una sorpresa.
Buongiorno Zucchero, lo sa che i bambini questa estate cantano "Il grande Baboomba"?
"Me ne accorgo per la strada, ci ho pensato. Loro catturano dele cose che noi non ci immaginiamo neanche. Anche "Pippo che cazzo fai" era la canzone dei bambini, in quella estate, anche se c'era la parolaccia".
Il tormentone è sempre così: diretto, facile e talvolta greve.
"No, è ipnotico, il rhythm'n'blues è pieno di cose così. Stiamo attenti a bollare con sufficienza il tormentone. I tormentoni di trent'anni fa li cantiamo ancora oggi".
Sono globali, proprio come lei.
"C'è voluto molto tempo per globalizzarmi, come dite voi giornalisti. Ma già nel '97, con il "Greatest Hits", mi sono accorto che all'estero era cambiato qualcosa: centomila copie vendute in Belgio, un milione in Francia, alla fine quattro milioni. Io non sono mai stato come Eros o la Pausini. Ero di nicchia".
Di nicchia?
"Anzi no, diciamolo: vendevo meno e basta".
Ora "ZU & COmpany" è il quinto album più comprato in Europa, non era mai successo a un italiano. E un italiano non aveva mai cantato per Miles Davis. O con John Lee Hooker e Eric Clapton.
"A ottobre uscirà il dvd del mio concerto alla Royal Albert Hall di Londra. Ho lavorato due anni per quel progetto, per il disco. Non è un best of, sono alcune mie canzoni in duetto. Nuove perciò".
Lei diceva: ci credo. Ce l'ha fatta.
"A 11 anni ho iniziato a suonare, sono arrivato al successo che ero già stanco. Partivo in autostop per andare a Milano dai discografici e farmi dire che "la strofa non funziona". Poi che il ritornello era da cambiara. Poi. Poi. A Mina avrò offerto quindici brani. Mi ripetevano: "Ma dove vuoi andare con quella faccia lì. Chi ti piace? Ray Charles? Ormai non funziona più". E io tornavo a casa a dormire senza addormentarmi per l'angoscia".
Che cosa ha pensato stamane appena sveglio?
"Per fortuna che c'è Francesca".
A che cosa le è servita la gavetta?
"Potrei scrivere un manuale per musicisti esordienti".
Perchè non lo fa?
"Lo fanno tutti".
Che libro ha sul comodino?
""Il poeta è un fingitore" di Fernando Pessoa, una raccolta di aforismi".
Zucchero, lei ne ha viste di tutti i colori. E' uno forte d'animo?
"Solo in apparenza. In realtà vivo tra conflitti, sono dilaniato. Sto molto per i fati miei, da selvatico".
L'ha pagata, qualche volta?
"Con "Striscia la notizia". Erano le tre di notte, tornavo da Parigi con la mia donna, stanco morto. Mi hanno ingannato, c'erano microfoni dappertutto, non ho saputo controllare la situazione. L'ho pagata moltissimo, mi sono sentito violentato. Dopo avrei potuto andare in qualche talk show a dare la mia spiegazione: ma non mi andava di continuare a mescolare il letame".
Depresso?
"Qualche volta. Quando ero depresso leggevo Bukowski per accorgermi che in fondo c'era qualcuno piazzato peggio di me. La solitudine, poi, mi ha fatto soffrire molto. Quando mi sono separato, nell'89, sono andato a vivere da solo in una casetta e facevo l'incazzato col mondo, non riuscivo ad uscire. Sbagliato".
Perchè?
"Avessi avuto più lucidità, mi sarei subito preso due donne di servizio gnocche, di quelle con cui puoi anche parlare. Come succede a tanti, a Marlon Brando per esempio. La casa da solo mi spaventa, non sono uno che accende la televisione. Non ce la faccio a star da solo, ma non riesco a innamorarmi ogni sei mesi: sento amici che lo fanno, io non riesco. Però ho sempre bisogno di essere accudito".
Altrimenti deraglia?
"La vera trasgressione è non avere regole. All'estero mi chiamano "il matto col cappello"".
Da copione la rockstar si droga. "Non mi sono mai fatto di droga perchè non mi incuriosisce. E' la mia natura ad essere drogata. Mi fa ridere 'sta storia di certi artisti americani che se la tirano da maledetti: in confronto a me sono puliti come oratori. Ho conosciuto De Andrè: lui era un vero trasgressivo. Io ho sempre fatto tutto ciò che mi incuriosiva"
Il suo lavoro la incuriosisce ancora? "Mica vado avanti per soldi o per sfida, sono cose del passato semmai. Tutta la mia vita ruota intorno alla musica. Anche la mia famiglia".
Le altre curiosità?
"Sulla sensualità non ho freni. E sugli alcolici. Sono uno che beve, non posso nasconderlo".
Che cos'altro vorrebbe nascondere?
"Nulla. Però l'altra sera ero con un mio amico discografico inglese, ci siamo quasi presi una mezza sbornia. Ha detto: "Mi hanno consigliato di non parlare con te perchè sei uno che conosce troppo bene questo ambiente". Ecco. Poi, se una persona mi piace, lo si capisce subito. Non sono, come dire?, un cattocomunista; sono un radicale nell'animo. Francesca mi rimprovera sempre".
Allora la politica avrà provato a tirarla per la giacchetta.
"Ti cercano solo se hanno bisogno, poi spariscono. Tutti. Mi ha chiamato Prodi per dirmi che ha tutti i miei dischi. Anche Forza Italia si è fatta sentire. Ma c'era la campagna elettorale".
E lei?
"L'altro giorno mi hanno invitato degli amici e mi sono ritrovato a una festa di partito. Ho fatto marcia indietro e via. Una volta ci cascavo, ora non più".
Perchè?
"Sono inquinato come tutti. Ma dentro di me resiste ancora una bella parte pura".

Cosa pensa Sugar della sua compagnia
Miles Davis
"Una grande anima. Sembrava un duro sul lavoro, ma nei rapporti personali era dolcissimo".
Sting "Mio fratello. Nelle sue lettere a me si firma sempre "Tuo fratello Sting"".
Vanessa Carlton "Molto composta. E' una bella maestra di piano".
Mousse T. "Lo stregone. Uno che con i suoni ci sa davvero fare".
Macy Gray "Stupenda. La voce che vorrei avere se fossi una donna".
Manà "Cinfoncissimo cioè perfetto. E' un modo di dire che hanno inventato loro in Messico".
John Lee Hooker "Un'icona. Posso dire di più?".
Sheryl Crow "La sensualià. Ecco, lei mi dà quest'idea".
Dolores O'Riordan "Il cuore. La sua voce scende fino in fondo all'anima".
Eric Clapton "Inimitabile. Il musicista che amo di più al mondo".
Tom Jones "Il signor "Primo colpo". Le sue esecuzioni sono buone subito, tecnicamente è un fuoriclasse".
B.B. King "Uno dei padri. Tutto discende anche da lui".
Ronan Keating "Una promessa. Il ragazzo si farà".
Cheb Mami "Un usignolo. Ma la sua voce vola altissimo".
Salomon Burke "Il re. Sul palco si presenta con lo scettro, è il signore del soul".
Paul Young "Grande artista. Mi ha fatto capire che ce l'avrei potuta fare anch'io".
Brian May "Un gentleman. Poi suona benissimo, con stile, è un signore".
Luciano Pavarotti e Andrea Bocelli "Mi hanno fatto scoprire un nuovo amore, la melodia di Puccini".