La Repubblica
POP E STRUGGIMENTI PADANI COSI’ ADELMO SI RINNOVA
Ha una strana aria questo, disco, ovvero il Chocabeck che il fanciullo Zucchero immaginava come un leggendario alimento, Come se il Chocabeck che il padre gli prometteva nell’era degli stenti avesse voluto alla fine costruirselo da sé. L’impressione è che, arrivato a una certa maturità, e dopo qualche anno di astinenza, il buon Adelmo si sia voluto regalare un album sontuoso e scolpito, zeppo di orchestre, battiti maestosi, tocchi sonori allegramente natalizi, e soprattutto canzoni, nel senso proprio dell’invenzione melodica. Ci tiene, si avverte dai primi tre quattro brani del disco, a riprendersi il primato del canto e della forma canzone, con tutti i suoi strascichi espressivi.
Certi salti d’ottava e qualche velluto rugoso sui finali di frase fanno pensare a una bella strada del passato che si vorrebbe ripercorrere. Si è scelto produttori di rango internazionale, ha chiesto supporti da autori come Guccini, Pacifico e Pasquale Panella. A quest’ultimo, specialista di piccole folgorazioni testuali, si deve la frase «è peccato morir» che rifulge nello svagato ottimismo del singolo che in questi giorni già furoreggia nelle radio. Alla fine è un trionfo pop, un giocattolo colorato e lucido, fatto di Beach Boys e struggimenti padani, nel quale Zucchero rimane riconoscibile, spietatamente fedele a se stesso, ma in fondo rinnovato, come se si fosse di nuovo innamorato del suo lavoro. E nella vita può succedere, per fortuna.
Gino Castaldo
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