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ZUCCHERO
Produce vino e formaggi. Accompagna a Scuola il figlio Blue di 8 anni (che gli fa pubblicità tra i compagni di classe). E si gode la natura nella sua splendida tenuta:
Zucchero ha un nuovo promoter. Si chiama Blue, ha 8 anni e, a tempo perso, frequenta le elementari. La sua prima attività è quella di promuovere la musica del papà, il suo artista preferito, tra i compagni di classe. Mentre il bambino sfreccia su una bicicletta come una lepre tra i prati di “Lunisiana Soul”, la tenuta di Zucchero, il padre lo guarda e dice: “Ma lo sai che appena è arrivata la prima copia di “Fly”, il mio nuovo album, Blue se l’è portata in classe e ha detto ai compagni: “Dovete comprarlo tutti! Se volete, poi vi faccio fare l’autografo personale”.
Qui, nel suo “buen retiro” in Lunigiana, un angolo di paradiso dove vive con la bella compagna Francesca e il piccolo Blue, che accompagna a scuola appena può, Zucchero si gode il grande successo del suo nuovo lavoro che da tre settimane è in testa alla Superclassifica (vedi pag. 76): 11 brani, tutti inediti, a cinque anni da quell’altro grande successo che fu “Shake”.
Al sole tiepido del primo ottobre si respira aria di campagna e semplicità: le vigne sono cariche, le papere starnazzano nel laghetto, il ruscello scorre e mentre Francesca porta in tavola le verdure dell’orto biologico e il formaggio fatto in casa, Zucchero stappa una bottiglia del suo Rosso e racconta.
“L’anno scorso mi son detto: voglio fare un album che ritorni alle mie radici, tutto suonato dal vivo; dopo aver sperimentato la tecnologia del computer e del Pro tools (un ssoftware audio; ndr) ho pensato di tornare al suono genuino. Ormai, con le tecniche di oggi, puoi farti anche un disco da solo in casa, ma spesso, quando togli arrangiamenti e suoni digitali, ti accorgi che sotto c’è poco. La melodia pura, chitarra o piano e voce, resta unica: è quella che ti arriva subito al cuore; inutile metterci bei vestitini se sotto non c’è niente. C’erano molte più belle canzoni negli anni 60, 70 e un po’ di 80: oggi le belle melodie sono veramente rare. Ultimamente chi ha scritto due o tre belle melodie è James Blunt (quello di “You’re beautiful”; ndr). Del resto, chi riesce a cantare in coro come un tempo le canzoni di Battisti? avete mai provato con Robbie Williams? Allora son partito da qui: scrivere con chitarra e voce. Poi ho cercato i suoni: volevo che fossero ”vintage” ma non troppo, cioè reinterpretati in chiave moderna. Per il “vintage” ho pensato all’organo Hammond”.
Ed effettivamente in molti pezzi di “Fly”, il mitico organo degli anni 60 e 70 la fa da padrone, diffondendo un profumo alla Procol Harum, il grande gruppo inglese autore di gioielli come “A whiter shade of pale”, “Homburg” o “A salty dog”.
“I ragazzi di oggi non sanno neppure cosa sia un Hammond, perché nessuno lo usa più. Nonostante la presenza di un grande tastierista come Brian Auger, l’ho suonato io nella maggior parte dei pezzi: del resto facevo l’organista in chiesa già da ragazzino”. Zucchero organista? “Ma certo, io vengo dalla Chiesa. Col prete del mio paese avevo fatto un patto: io servivo Messa, ma lui doveva insegnarmi a suonare l’organo. Beh, anche Don Was (produttore del disco che ha lavorato con Dylan, gli Stones e tutti i più grandi; ndr), quando mi ha sentito, mi ha detto: “Sugar, l’Hammond lo devi suonare tu, perché la scuola dell’organo di chiesa, quella classica, ha più feeling”. E già che c’ero, ho suonato pure molte chitarre, il piano e altri strumenti. Io credo che il segreto di “Fly” stia in questo: meno tecnicismo e più impatto emotivo”. Certo, ma non è che nel disco, suonato (e cantato) benissimo, manchi la tecnica, considerando che ci sono professionisti del calibro di Auger alle tastiere, un grande bassista come Pino Palladino e Amir Questlove Thompson, il batterista dei The Roots (e si sente…). “Insomma, ho mescolato vecchie volpi con giovani talenti e questo è il segreto del grande suono che ne è venuto fuori. Ho cominciato a scrivere i pezzi nel settembre 2005, a gennaio e venuto Don Was a sentirli e a marzo ero a Los Angeles in studio fino a luglio; i testi però li ho scritti qui, perché non riesco a scriverli se non sono a casa. Poi sono andato all’Avana, a girare il video di “Cuba Libre”, che esce come singolo di lancio sul mercato internazionale”.
A proposito di testi, ce ne sono un paio firmati con Ivano Fossati e Jovanotti. “Con Ivano era la prima volta: l’ho sempre stimato, è un grande musicista e autore. Figurati che da ragazzino andavo al Festival delle nuove tendenze di Viareggio per sentire i NOmaid, gli Osanna e, naturalmente, i suoi Delirium. Insomma, un giorno me ne vado da solo per le montagne qui intorno con l’ultimo disco di Fossati, “L’arcangelo”. Mi è talmente piaciuto che mi son detto: “Ma io lo devo chiamare!”. E l’ho fatto, dicendogli: “Ma scusa, abiti a 40 minuti da me (a Chiavari; ndr), quando ci vediamo?”. Il sabato dopo eravamo già in trattoria a raccontarcela su: ho scoperto che anche lui è un fan dei Procol Harum e dei Vanilla Fudge: insomma, la nostra generazione da lì viene… Gli ho chiesto di darmi una mano, gli ho fatto scegliere la melodia che preferiva e quella è diventata”E’ Delicato”. Uno dei brani migliori, proprio delicatissimo. E poi c’è “Troppa Fedeltà”, un gioiellino scritto con Jovanotti. “Quando Don Was è venuto a casa mia, Lorenzo lo ha saputo ed è impazzito perché voleva assolutamente conoscerlo. E’ corso qui, io avevo un ultimo pezzo ancora senza testo e c’ho provato: “Lorenzo, non è che…”. Nel giro di tre giorni avevo il testo”.
Intanto Blue torna da una delle sue scorribande e la domanda sorge spontanea: passata la boa dei 50, com’è oggi Zucchero come uomo e come padre? “Da una parte mi sento come il vino: più invecchio, più miglioro. Anche come persona. E poi con l’età ho imparato a smussare gli angoli. Sono in pace con me stesso. Ho intorno una bella famiglia e sto bene qui. Pure se il mio lavoro mi porta via troppo spesso, tra viaggi, concerti, alberghi e ristoranti. Ma, anche quando sono all’estero, cerco sempre sul satellite la Rai per vedere il Tg della notte dall’Italia. Però qui, a casa, conduco una vita semplicissima. vedo gli amici, sempre gli stessi di quando ero ragazzo; mi piace organizzare con loro tavolate di 20/30 persone. Passo il tempo con Francesca e Blue: appena posso, ce ne andiamo io e lui in tenda in campeggio o, se è estate, a fare il bagno nel fiume. E’ bellissimo essere padre, alla mia età, di un bimbo piccolo. Prima, con le due figlie, ero “in corsa” e dovevo sfangarla: mah, forse sono state un po’ penalizzate… All’inizio con Blue avevo un po’ di paura: io preferivo figlie femmine. Adesso ne sono innamorato perso. E poi è come me: dolce, solare, ma cocciuto e indipendente: sì, in lui rivedo l’Adelmo bambino”. E papà Zucchero che ne dice della figlia Irene che sta seguendo il suo percorso?
“Ne sono orgoglioso perché è un talento naturale: le ho fatto fare da “backing vocalist” nei pochi cori che ho inserito in “Fly” e le ho proposto da farmi da supporter con la sua band nel mio nuovo tour e spero la prendano tra i Giovani del prossimo Sanremo: sta scrivendo una ballata bellissima, io le ho dato qualche dritta musicale, ma voglia che si muova per conto suo”. Il sole sta calando, Blue si è piazzato in casa davanti alla tv a vedere i cartoni e il silenzio scende sotto il portico, qui a “Lunisiana Soul”. Domani bisogna partire, c’è il tour da preparare. Altri giri, altri pensieri. “Ma adesso mi sento in armonia con il mondo e con la natura: ho imparato ormai ad andare avanti con la mia complessa semplicità”.
di Giovanni Pianeta
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