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01-11-2004 --> Return to articles
Rockstar

IO E IL SOLE ALL'IMPROVVISO
Aretha Franklin e Anastacia danno picche, Macy Gray fa la regina di cuori. Poi cala, inaspettato, il jolly Jeff Beck

Aretha Franklin, Anastacia e Macy Gray. Queste le mie donne, anche se Dolores O’Riordan è una piccola grande stella.
Con Aretha ho sbagliato l’approccio. Fu alle prove generali dei Grammy, nel 1998, l’anno in cui avevano deciso di assegnare un premio alla carriera a Luciano Pavarotti. Tutti noi eravamo lì a preparare un piccolo tributo, Aretha provò per ultima a cimentarsi con “Nessun Dorma”, ma continuava a sbagliare l’accento di vincerò. A un certo punto, Luciano mi disse: “Dai, Zucchero, vai tu a correggerla. Vedrai che ti sarà riconoscente per tutta la vita”. Io andai sotto il palco e glielo dissi, credo con molto tatto. Lei apprezzò e mi disse: “Ma tu chi sei? Chi credi di essere per insegnare a me come si canta?”. Non finisce qui. Il giorno dopo era prevista una foto di gruppo e il posto di Aretha era accanto al mio, ma mi guardò con aria sprezzante e andò a mettersi vicina a Luciano. Non credo sarà possibile rimediare.
Non sono nemmeno riuscito a dettare con Anastacia, ma lì credo di potercela fare. Era il periodo sbagliato, per lei, reduce dall’operazione. Con Macy Gray, invece, ce l’ho fatta, ma per un pelo.
Oggi come oggi, la sua è la voce di donna che amo di più. Selvatica, sexy, inimitabile, particolarissima. Si avvicina al fraseggio in modo unico. Sono un suo fan fin dal primo cd. Non è un carattere semplice, dicevano, ma chi lo è? Mi sono accorto, conoscendola, che, come faceva anche Miles Davis, lei indossa una maschera per difendersi e proteggersi dai ricordi di un’infanzia difficile, di una famiglia tormentata dai problemi.
Mando al suo manager un nastro con tre canzoni, fra cui “Come Il Sole All’Improvviso”. Rispondono che sono molto interessati al progetto e che lei sente nelle sue corde proprio quella canzone. Non faccio in tempo ad esultare che sparisce. Sei mesi di silenzio, durante i quali cambia pure manager. Quando chiamo per sapere che cosa ha deciso, mi dice che non trova più i brani, probabilmente li ha tenuti il vecchio manager. Rimando il nastro. L’ultima settimana di registrazione, alle tre di notte, squilla il telefono.
“Zucchero, hai ancora voglia di registrare quella canzone?”.
“Certo”, rispondo, “ma non ho altri sei mesi di tempo”.
Lei, decisa: “Tonight. La registro stanotte”.
Io non capisco: “Ma come facciamo a incontrarci?”, chiedo.
“Non è necessario, oggi fanno tutti così. Ti mando il nastro e ti suggerisco le parti del controcanto. Dimmi solo se posso improvvisare o devo attenermi alla melodia, perché la tonalità è bassa”.
“Fai quello che vuoi”, concludo, “basta che fai presto”.
Due giorni dopo mi arriva il nastro. Era quasi perfetto. Per ritoccarlo, ci siamo incontrati a Los Angeles, mentre ero in tour con i Manà. Ci siamo poi rivisti ancora a Modena, in luglio. Lei ha aperto, poi io ho fatto il mio show, quindi abbiamo cantato in coppia “Come Il Sole All’Improvviso”. Nel frattempo, però, avevo spedito il nastro anche a Jeff Beck, convinto di aver perso il treno per Macy Gray. Lui aveva detto subito sì. Ci eravamo conosciuti all’epoca di Spirito DiVino, lui aveva fatto l’assolo su “Papà Perché”. Ci eravamo incontrati a Londra. Lui arrivò sporco non solo di blues. Sapete, quando non suona, si diletta a fare il meccanico, è la sua grande passione. Aveva appena finito di aggiustare il carburatore della sua auto. Non aveva portato con sé alcun effetto, solo chitarra e ampli valvolare. No sustain. Cominciò a estrarre le sue tipiche note, lunghissime, io mi esaltai.
Ci siamo ritrovati di nuovo a Londra, stavolta agli Olymbic Studios, per “Come Il Sole All’Improvviso”, dove ha registrato 20 versioni diverse, con 20 riff differenti e 20 assoli. Magico.

Tratto da: ZUCCHERO WHO? di Adelmo Fornaciari