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19-09-2006 --> Return to articles
Il Messaggero

NOSTALGIA DOLCE, CON ZUCCHERO
Voglia di volare, guardando al passato con passione e ritmo

Il cantautore presenta “Fly”, primo album di inediti da quattro anni, un cd denso e allegro

Un disco lavorato con una miriade di strumenti e le collaborazioni di Fossati e Jovanotti


VENEZIA - Ci prova Zucchero a fare un disco come piace a lui: suoni veri, canzoni scritte sotto un fico, l’organo Hammond dei dischi di una volta, fregandosene dei gusti delle radio («non fanno vendere una copia»), mandando a quel paese le diavolerie elettroniche, prendendosela con i cd («sono peggio del vinile») e con le suonerie dei cellulari («se scoppiassero sarebbe meglio»). Forse, proprio per questo, Fly , primo album di inediti da quattro anni a questa parte, ha un gusto particolare, denso e allegro. Undici pezzi che profumano di nostalgia e passione, ritmi e citazioni: chitarre alla Mamas and Papas, organi alla Procol Harum o alla Vanilla fudge. Adelmo non ha mai nascosto il suo amore per la musica d’Oltreoceano e anche stavolta ci nuota dentro. A cominciare dalla scelta del produttore, Don Was (che gli era stato presentato due anni fa a Roma da Quincy Jones), per continuare coi musicisti di fama (Randy Jackson al basso, Brian Auger alle tastiere, Michael Landau alle chitarre, Jim Keltner alla batteria, Lenny Castro alle percussioni), con gli omaggi (a New Orleans città devastata), con le frasi in inglese che sbucano qua e là.
Un disco lavorato, nel senso che suona una miriade di strumenti, dove ci sono collaborazioni con Ivano Fossati (nell’elegante È delicato ) e Jovanotti («al testo di Troppa fedeltà : non riuscivo a scriverlo, Lorenzo mi ha lasciato un lungo che testo che poi ho adattato»), ma decisamente suo, con un ancoraggio profondo nella melodia e un gusto perfino sfrontato, sicuramente diretto, ruvido a costo di sembrare scorretto. Come quando il sanguigno Adelmo sbandiera la sua infedeltà costituzionale («prendere o lasciare, sono cresciuto con il rock ’n’ roll, le mie donne lo devono mettere nell’inventario, ma sanno che poi torno a casa»). O come quando affronta di passaggio il problema più spinoso di questi tempi. ”C’ho paura degli americani e degli inglesi e degli italiani dei musulmani” canta nella funkissima Pronto e poi spiega «anche i cristiani ne hanno fatte di tutti i colori. Ultimamente mi stanno stretti gli americani, quelli che decidono tutte le strategie e dico così perchè mi hanno detto di essere educato». O come quando, assieme alle lasagne, inneggia alla marijuana nella divertente Cuba libre. O ancora come nel video che accompagna la ballad Quanti anni ho, in cui rivela la sua nostalgia di quell’Emilia rossa in cui è cresciuto: «C’erano le corriere che partivano per Mosca e andavo a suonare l’organo in chiesa» ricorda.
Il catalogo delle insofferenze è lungo. C’è anche uno slogan che accompagna il varo di Fly , l’uscita nei negozi è fissata per venerdì: ”Come possiamo volare con le aquile se siamo contornati da tacchini” dice la frase. Seduto in una delle sale del Casinò di Venezia, Zucchero spiega che si tratta di una sorta di anatema contro l’arroganza che c’è in giro: «È un mondo che mi fa star male, per questo mi sono rifugiato in una mia personale isoletta d’amore», fa sapere. Poi si butta in pista e offre il primo assaggio dal vivo del nuovo materiale, un breve showcase che fa da prologo (ma la band è ancora da mettere definitivamente in piedi) a quello che sarà il tour, un viaggio europeo che prenderà il via da Parigi o da Zurigo il 15 febbraio.

dal nostro inviato Marco Molendini