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Quotidiano.net

ZUCCHERO: "IL MIO 'LIVE IN ITALY' E' UN TRIBUTO AL PUBBLICO DEL BELPAESE"
Il bluesman presenta il suo ultimo lavoro: un cofanetto che racchiude la sua carriera. “Avevo la migliore band con cui abbia mai suonato e mi sono esibito in posti magici

Bologna, 7 dicembre 2008 -
C’è Zucchero e c’è Adelmo. C’è il bluesman di fama internazionale, che con l’ultomo tour ha fatto cinque volte il giro del mondo, e c’è l’uomo nato a Reggio Emilia che ha deciso di vivere in una piccola provincia arroccata sull’Appennino, circondato da pochi abitanti . Tutto questo è Zucchero ‘Sugar’ Fornaciari, e tutta la sua carriera è racchiusa in ‘Live in Italy’: un prestigioso cofanetto con 2 cd e 2 dvd uscito il 28 novembre in contemporanea in tutto il mondo. Dentro c’è tutto Zucchero: 34 canzoni di cui 4 inedite nei dischi (nelle radio spopola la tenerissima canzone inedita dedicata alla madre ‘Una carezza’), e 36 canzoni nel doppio dvd.
Perché la scelta di un live adesso?
“Avevo la migliore band con cui abbia mai suonato, ho fatto il tour più lungo della mia vita – più di 200 concerti in un anno e mezzo – e ho suonato in posti molto magici. Pensavo fosse arrivato il momento giusto. Per il ‘live’ ho scelto l’Italia: i concerti all’Arena di Verona e la straordinaria serata di San Siro. Sto ancora portando in giro il tour; lo voglio chiudere in Italia, mi sembra doveroso tributare questo primo lavoro dal vivo al pubblico italiano”.
L’italianità come viene accolta all’estero?
“Noi siamo esterofili, amiamo moltissimo i cantanti inglesi anche se non capiamo bene le parole. Fuori dall’Italia non è sempre così. Io prima cantavo molto di più in inglese e spagnolo. Adesso ho deciso di accettare questa sfida e propormi con la mia veracità cantando nella mia lingua. La sfida ha funzionato, il pubblico apprezza molto di più l’originalità”.
I concerti più emozionanti?
“Suonare in Italia è sempre molto emozionante. Straordinari i concerti con Eric Clapton alla Royal Albert Hall, la prima volta a Wembley con i Queen davanti a 80.000 persone, a Cape Town per Nelson Mandela. Ma ci sono anche posti che mi hanno stupito per l’accoglienza come le Mauritius. C’è un episodio che mi ha scioccato: è stato quando ho suonato al Cremlino la prima volta. Nessuno ha applaudito per tutto il concerto, eppure la sala era piena. Ho suonato in preda alla tensione. Poi sull’ultima canzone c’è stata la standing ovation, gente che mi portava i fiori sul palco. Ho poi capito il perché: dentro al Cremlino c’erano gli uomini del Kgb che non volevano troppe manifestazioni di entusiasmo”.
Dopo tanti concerti c’è voglia di passare il Natale a casa?
“Sì. Moltissima. Io quando atterro a Bologna mi sento già a casa. Poi è chiaro a Natale sarò nel mio buen retiro a Pontremoli con mio figlio Blue, la mia famiglia. E’ lì che cresce mio figlio ed è lì che ho deciso di vivere. Ci sono ancora dei bei rapporti umani, i vicini la domenica mi portano la torta, un fiasco di vino”.
Il rapporto con Pavarotti?
“Eravamo molto vicini, molto stretti, la sua morte mi ha segnato. E’ raro trovare qualcuno che la pensi come te, cha abbia la tua idea della vita. Quando ci incontravamo, in qualsiasi posto del mondo, lui si metteva a cucinare le tagliatelle, giocavamo a briscola, nello stesso tempo mi tirava su di morale se ero in difficoltà. In 15 anni ci siamo dati tantissimo ( musicalmente 12 edizioni di Pavarotti & Friends e l’indimenticata ‘Miserere’). A Natale mi torna in mente, passavamo la vigilia insieme, con le famiglie, non dimenticherò mai la sua ricetta segreta della verde per il lesso e tante altre piccole cose che ci hanno sempre accomunato. Luciano era planetario ma era rimasto sé stesso con le radici ben profonde. I grandi musicisti, da Bono a Springsteen sono così”.
Nell’edizione speciale del cofanetto è inclusa anche una raccolta di aforismi.
“Adoro gli aforismi, frasi di Oscar Wilde, Pessoa, parole ricavate dalle mie canzoni. Mio padre mi diceva sempre: “Consumiamoci uno alla volta”. Un’altra frase in cui mi identifico è: “Solo gli ottusi sono pimpanti la mattina presto a colazione”.
Dopo gli aforismi c’è un romanzo in cantiere?
“Ho il timore di diventare noioso, però mi ha sempre solleticato l’idea di raccontare Adelmo. Al di là di Zucchero personaggio conosciuto, Adelmo ha avuto una vita bizzarra e particolare. La mia vita è stata sicuramente non usuale; una sorta di percorso a ostacoli. Sì, raccontarla sarebbe interessante”.
Adesso dopo il tour?
“Quando sei sotto pressione per tanto tempo ti manca il tempo di svuotarti per riempirti di nuove sensazioni e d emozioni. Adesso mi prenderò una lunga pausa”.

di Leda Santoro