Il Venerdì- 21 Gennaio 2002

PONTREMOLI –MS-

“Non vedo l’ora di riascoltarla” dice Dori Grezzi mentre Zucchero l’aiuta a sfilarsi il soprabito. E’ appena arrivata da Milano per un sabato nella fattoria di Fornaciari, casupole basse ed un vecchio mulino di pietra su un fazzoletto di terracucito tra Toscana e Liguria che solo un fanatico di blues e soul poteva battezzare Lunisiana Soul (un’ardita associazione tra Louisiana e Lunigiana, un incrocio bastardo tra Pontremoli e New Orleans, un impossibile mix tra le acque del Magra e quelle del Missisipi). Bionda, minuta, elegante, gli occhi azzurri mobilissimi, è venuta ad ascoltare la versione finale di Ho visto Nina Volare, la canzone del De Andre di Anime Salve che Zucchero pubblicherà l’8 febbraio in un singoloe il cui ricavato sarà devoluto a Emergency. E’ un pomeriggio gelido, grigio. Gli alberi sono scheletri, le zolle ammuffite di brina. Accanto al camino si parla della scena musicale, che sembra non aver trovato la marcia giusta in questo inizio millennio. Dell’incontro di Dori con Leonard Coen a Luglio. -Mi avevi mandato un biglietto quando Fabrizio morì. Abbiamo parlato 2 ore.Mi ha detto: “Mandami la traduzione delle dieci canzoni che tu reputi più in sintonia con il mio spirito. Vorrei inciderle”-. Di David Byrne che non ha mai abbandonato l’idea di pubblicare sulla sua etichetta Luaka Bop una versione internazionale di Crueza de ma.-Sarebbe l’occasione per rimissarlo, perché li c’è un mondo sommerso da scoprire. E’ un desiderio che ho sempre avuto: quel che sentii in studio in quel lontano 1984 è una cosa che mi è rimasta nel cuore-. -E’ uno dei dischi italiani più belli di sempre. Quella è World Music!- esclama Zucchero. -Fu premiato come album del decennio- conferma Dori - e inserito fra i 2000 dischi più importanti di tutti i tempi. Nella lista, di italiani, ci sono solo De Andrè e Morricone-. Insieme agli antipasti, tutti insaccati prodotti nella fattoria, Zucchero sposta il discorso sul suo tour mondiale che partirà l’11 febbraio da Zurigo (le date italiane: 13 Montichiari, 14 Torino, 16 Bologna, 17 Ancona, 19 Bari, 21 Palermo, 23 Acireale, 25 Perugia, 26 Pesaro, 27 Verona, 1 e 2 Marzo Treviso, 3 Bolzano, 5 Genova, 6 Firenze, 9 Milano). -Sarà un concerto più Rock degli altri, con una scenografia semplice che ricorda quello dei vecchi Show televisivi della Motown. Tutti i vecchi brani sono stati riarrangiati, liberati da quel “funkettino” che sentivo un po’ vecchio-. -Sono curiosa. Non vado via senza aver ascoltato la canzone- insiste Dori quando fuori comincia ad imbrunire. Nella House of Blues, il nastro è già montato sul registratore. Arrivano gli applausi (il brano è stato registrato nel corso del tributo a De Andrè, al Carlo Felice di Genova il 12 Marzo 2000). Poi, su un tamburo che scandisce il tempo della memoria, la voce di Zucchero entra assorta, malinconica, dolente, prima di sciogliersi in un ruggito sulle parole : Stanotte è venuta l’ombra / l’ombra che mi fa il verso. Il silenzio alla fine dell’ascolto è irreale. C’è commozione nell’aria.

Di chi è stata l’idea? Come scelse la canzone da cantare?
ZUCCHERO: -Fu Dori a farmi ascoltare “Ho visto Nina Volare”. “ Tu la puoi rifare, puoi renderla tua” mi disse.
DORI: - Pensavo all’atmosfera di “Dune Mosse”. In quella canzone tu e Fabrizio siete sulla stessa lunghezza d’onda-.
ZUCCHERO: - Non è facile cantare una canzone di De Andrè. Per niente.-.
DORI: - Infatti ti avevo visto disorientato. Il piacere era tanto, ma anche la paura , il pudore, la preoccupazione di fare un passo falso. Ma io pensavo a certi tuoi testi, ai frequenti riferimenti all’infanzia. Ti ci vedevo tutto dentro Nina. Ricordo quando arrivasti alle prove: mia figlia Luvi ed io rimanemmo calamitate dalla tua interpretazione. E conquistate dalla tua dolcezza, dall’umiltà-.
Z:- Non volevo rovinare qualcosa di bello. Si fa presto a dire: incido una cover. Ma che senso ha se non riesci a fare tua la canzone, senza disturbare né l’assenza né il feeling dell’originale?-
D: - Non bisogna dimenticare il contesto in cui la canzone fu incisa. Un evento estraneo al business, dal quale tenemmo lontane anche le telecamere per paura che i tempi televisivi guastassero l’atmosfera.



Come mai avete aspettato due anni per pubblicarla?
Z:-E’ il tempo che svela la grandezza di una canzone. Solo col tempo ho capito che Dune Mosse e Diamante erano due brani nati bene. Ho visto nina volaremi ha fatto lo stesso effetto. Allora perché lasciarla li nel cassetto?-

Fabrizio si era mai reso conto della devozione che lo circondava?
D:- Non credo fino a questo punto. Anche perché, come tutti i grandi uomini, Fabrizio non credeva di aver detto queste cose straordinarie, di essere diventato quel punto di riferimento che ora è per molti di noi. Lui non cercava mai la parola più dotta, per dimostrare che ne sapeva più degli altri, ma quella più giusta, più immediata, più alla portata di tutti-.

Era geloso delle sue canzoni?
No. Lo hanno cantato poco, ma non perché a lui non piacesse essere cantato. Forse perché gli altri non hanno ritenuto giusto farlo-.

Per pudore certo, per un eccesso di riverenza, ma non per mancanza d’amore.
Z:-Per cantare le canzoni di Fabrizio ci vuole un interprete: un vocalist troppo dotato rischierebbe di distruggerle. Vasco Rossi, che non è un cantante tecnicamente superdotato, è riuscito ad entrare perfettamente nello spirito di Amico Fragile-.
D:-Certo, perché anche lui è un amico fragile. Con i travagli che ha passato, quella canzone potrebbe benissimo averla scritta lui-.

Qual è la storia dietro la canzone?
D:- Fabrizio è sempre rimasto molto legato a quel periodo della sua infanzia in cui viveva nell’agro di Asti, una campagna nella quale i suoi genitori si erano rifugiati durante la guerra e dove rimase fino all’età di otto, nove anni, prima di tornare a Genova. E ogni tanto quei ricordi riaffioravano…-


La fondazione sta ora lavorando ad altre iniziative?
D: - Ce ne sono diverse, ma una in particolare prenderà il via proprio nei prossimi giorni. Con il comune di Genova ci occuperemo della rivalutazione del centro storico, in particolare di quella zona degradata in cui si trova via del campo. Potrebbe diventare una specie di Brera genovese, un centro artistico e culturale per i giovani. Le proposte che riceviamo sono talmente tante che l’azione della Fondazione a questo punto è diventata quella di frenare gli entusiasmi, di convogliare le energie in modo creativo-.

D’altronde la famiglia era poco incline alla sovraesposizione.
D: - Infatti, lui ci metteva sette anni a partorire un disco, qui invece si sta parlando di Fabrizio ogni giorno-.
Z:- Avrei voluto frequentarlo di più, da lui c’era solo da imparare. Aveva un senso dell’umorismo pazzesco. Ricordo le sue battute fulminanti a una cena organizzata da “Sorrisi e canzoni”-.
D:- Molti non riescono a crederci, ma Fabrizio era davvero molto spiritoso. Aveva un’ironia…beh sapete che vi dico? Non so cosa non avesse..-



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