Corriere Della Sera
ZUCCHERO UN TRONO ALL'OLYMPIA
"Scelgo solo il puro divertimento, ho scritto per Mina, mi bocciò: quel pezzo è stato il mio trionfo"
PARIGI - Un sipario argentato ma lacero nasconde il palco, si alzano le tendine centrali e Zucchero si fa trovare seduto su un trono rosso e oro, alla Solomon Burke, imponenete reverendo del soul.
Ma il bluesman emiliano ("Non sono presuntuoso", dirà dietro le quinte) sa usare l'autoironia: sul suo scranno fa montare anche due corna di toro e, sotto al velluto porpora, si intravede un cuscino zebrato. Una via di mezzo fra un re del blues e un predicatore stregone del profondo Sud americano. Biglietti esauriti e teatro stracolmo, è partito così, giovedì, il primo dei due concerti all'Olympia di Parigi (ieri il secondo, con Johnny Hallyday atteso per il duetto di "Madre dolcissima" che viene introdotto da una cove contro la guerra).
Sudato, stravolto, Zucchero si lascia accendere dall'entusiasmo dei 2500 spettatori (italiani e francesi) che nelle due ore di musica ballano, cantano, si fanno travolfere dall'onda di suoni robusti e dalle soffici ballate. Il "Fly World Tour", partito dal celebre teatro parigino, andrà avanti fino a dicembre. In Italia passerà a giugno da Milano (dal 7 al 9), da Alghero (il 16), da Cagliari (17 e 18). A luglio toccherà Taormina (11) e Agrigento (13 e 14) e a settembre approderà - per due, forse tre date - all'Arena di Verona, dove sarà registrato il dvd live.
Vive di contrasti questo tour. A partire dalla scenografia: una lamiera ondulata circonda la band, come se fosse una capanna sul Mississippi, dal cielo però pendono tre eleganti lampadari di cristallo che sembrano usciti da una ballroom dell'Ottocento; un trombone e un grammofono sono appoggiati a casse di legno, sulla coda di un pianoforte nero è stata disegnata una rosa rossa come se arrivasse da una festa di paese. Al centro del palco svettano le canne di un organo, un richiamo all'Hammond e ai suoni vintage, degli anni Settanta, che Zucchero ha utilizzato per il suo album più recente "Fly" (un milione di copie in Europa e sarà pubblicato a fine giugno negli Usa) e ha poi voluto riprodurre in questi live.
Vestito di nero, cappello calato in testa e chitarra a tracolla (che suonerà spesso), attacca "Dune Mosse". Le atmosfere malinconiche aprono ma chiudono anche il concerto con "You Are So Beautiful" un omaggio non dichiarato a Billy Preston. Delle nuove canzoni Zucchero si libera in fretta, a inizio serata, "Quanti Anni Ho", "Bacco Perbacco", "Pronto" e l'ironica "Un Kilo", il cui ritornello recita: "Il tuo cervello non pesa un chilo" ("Non è un attacco a Vasco Rossi ma un dialogo con me stesso", spiega dopo lo show). Aumenta la potenza dei watt e cresce la temperatura in sala. In una sequenza micidiale arrivano "Baila", "Overdose D'Amore" e "Il Mare...". Canta anche "Nel Così Blu", versione italiana di "A Salty Dog" dei Procol Harum, ma nella scaletta lo spazio più importate lo occupano le vecchie canzoni, fra le quali Zucchero recupera "L'Urlo". ripulendo però il testo dal suo linguaggio crudo. Lo sostiene una band potente con Polo Jones al basso, Kat Dyson dai New Power Generatio di Prince) e Mario Schilirò alla chitarra, Adriano Molinari alla batteria, David Sancious alle tastiere (Clapton e Santana).
Era dai tempi di "Shake" (nel 2003), che Zucchero non intraprendeva un giro di concerti così impegnativo (nel 2005 solo un breve giro europeo). "Mi è tornata la voglia di salire su un palco. Per sopportare la fatica mi sono preparato a casa in due settimane - racconta lui alla fine - stare lontano dalle scene ti crea uno scompenso, devi rientrare nella routine del tour". Parla della figlia Irene, che ha aperto la serata con un set acustico. "Mi piacerebbe che assaporasse un modo di vivere la musica senza calcoli. Come ho sempre fatto io: qualche volta mi è andata bene, altre male. Però continuerò a scegliere anche il puro divertimento, non si può stare sempre sotto pressione. Ammiro Van Morrison e B.B. King che suonano davanti a migliaia di persone ma anche in piccoli club. Sono questi i musicisti, gli altri sono cantautori elettrici".
Racconta che non esiste competizione con Vasco Rossi: "Quando esce un mio disco mi chiama e dice che dovremmo fare un pezzo insieme: io la musica e lui i testi. Poi sparisce per un mese. Lavorare insieme a lui? non credo, Vasco è casalingo, i duetti non gli piacciono. Ma fra noi c'è rispetto e ammirazione. Non ci sono altri antagonisti: siamo solo noi, gli altri sono surrogati. Vasco è il rock, io il blues". Pausa. "Vabbè, Ramazzotti è il pop". E sulla difficoltà delle collaborazioni in Italia: "Panella, De Gregori, Bono, Fossati ti mandano cinque testi diversi, puoi scegliere quello che ti piace. Gli altri ti scrivono due frasi e basta. Non va bene: sono più complesso. Vengo dalla gavetta. Per otto anni ho lavorato alle parole di un pezzo per Mina: non gliene andava bene una. L'ho inciso io ed è diventato un successo. Si chiama "Diamante".
Sandra Cesarale
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