Corriere Della Sera
ZUCCHERO: CON IGGY E BONO LA MUSICA DELLE MIE RADICI
Il nuovo «Chocabeck» nell’Emilia di Peppone e Don Camillo
BRESCELLO (Reggio Emilia) – Storie di un paesino immaginario ambientate in un’epoca in cui falciare il grane e le campane della domenica erano quotidianità. È lo spunto di «Chocabeck», nuovo disco di Zucchero che esce dopodomani in tutto il mondo. «È un concept album in cui parlo delle mie radici raccontando una domenica di una volta, dall’alba al tramonto. Ritorno a un periodo pieno di serenità, senza fare un amarcord romantico. Però credi che ricordarsi da dove si viene, tenere vivo il bambino che abbiamo dentro, sia l’unico modo per andare a dormire sereni», dice il cantautore. Per la presentazione ha scelto il museo di Don Camillo e Peppone a Brescello, comune che ha dato corpo cinematografico al paesino immaginario dei romanzi di Guareschi. «Ha ancora le caratteristiche di allora, mentre Roncocesi, dove sono nato, ormai è periferia di Reggio», precisa Zu. Souvenir kitsch (calamite con incollate fotocopie di foto dei film) e un finto Don Camillo che gira per le strade fanno tristezza, ma l’ambientazione aiuta Zucchero: «C’è affinità tra quei film e la vita reale. Mio zio soprannominato Guerra, un maoista convinto, e don Tagliatella avevano diatribe infinite, ma lo zio invitava a pranzo il prete per non lasciarlo solo. Oggi non c’è più quella solidarietà». Anche il titolo è un ricordo d’infanzia: «Quando chiedevo se c’era il dolce papà rispondeva “chocabeck”. Io immaginavo qualcosa al cioccolato invece vuol dire “il becco che fa rumore”, perché è vuoto. Non voleva illudermi, usava una parola che trasmetteva amore».
Nelle canzoni c’è una svolta folk. Non nel significato italiano da festa di paese, ma in quello anglosassone. Banjo e mandolino, chitarre arpeggiate, niente batteria e basso. «È il suono della domenica, non è blues, rock, pop o soul. Folk, o roots, però non mi spiace. Il blues resta la mia musica ma è un genere che lascia poche strade, sia nella musica che nelle tematiche», spiega Zucchero. «Vedo nero», quasi dance, è piena di doppi sensi sul «pelo» e lo porta a parlare dei presunti scandali sessuali di Berlusconi. Se la cava diplomaticamente: «Sto dalla parte di Peppone, ma preferisco le persone goliardiche alle mattonate irreprensibili. Non vedo questa gran cosa se a uno piacciono le donne, però non giudico la questione Ruby, non conosco i dettagli». Fra gli autori dei testi, per la versione che uscirà in Inghilterra e Usa, ci sono Iggy Pop e Bono degli U2 che firma «Someone else’s tears» (in Italia disponibile solo su iTunes). «Pensava a qualcuno che lo ha fatto molto soffrire», commenta il cantautore. C’è anche Guccini, autore del testo di «Un soffio caldo»: «Parla della ricerca della libertà. In questo momento della vita sento una cappa di mancanza di libertà. Conosco Francesco da anni, è un poeta. Sua mamma ci chiedeva di fare qualcosa assieme. Un mese dopo aver accettato la proposta aveva pronte solo quattro righe: sono dovuto andare a casa sua per costringerlo a lavorare».
Andrea Lanfranchi
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