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IL GAZZETTINO ONLINE - Lunedì 10 Settembre 2001

Rovigo
NOSTRO INVIATO
Si ...
... chiama "Shake" il nuovo album di Zucchero. E lo ha presentato ieri alla stampa negli studi di Umbi Maggi a Canaro, nel rodigino. Il Delta del Po è solo una pallida ombra del Delta del Mississippi, ma qui il blues ha comunque attecchito bene da queste parti. Nella vecchia villa agricola annessa all'ex convcento dei benedettini Fornaciari ha registrato gran parte dell'album e ha voluto allestire per l'occasione una vera festa paesana, con prodotti agricoli offerti agli ospiti nel segno della tradizione più emiliana che veneta.
"Shake" è un album strano. I testi sono per lo più deboli, le canzoni lente tendono al loffio, ma la rimescolanza degli ingredienti che tende più al rock che al blues ha alcune parti di gran livello.L'inizio è tempestoso, trainante, eccellente per un uso live. "Sento le campane" è un vigoroso R&B, "Music in me" ha un basso pulsante per il solito inno alla musica suonata ("più badili e meno divi, io voglio musica"), "Porca l'oca" è un hard rock alla Deep Purple goliardico nei testi ("parla di una donna che ha tutte le cose giuste, meno, lo scopri dopo, alla fine, una!"). "Ali d'oro" è dedicata a John Lee Hooker, il leggendario bluesman scomparso di recente. "Eravamo a registrare a Sausalito, in California, e il tecnico sentiva che parlavamo che ci voleva una voce antica, delle radici, alla John Lee Hooker, e disse che conosceva il suo chitarrista e poteva metterci in contatto. Hooker venne, cantò, e credo che sia stata l'ultima cosa che ha fatto prima di morire tre mesi dopo". Zucchero rivela di aver scoperto di recente le radici del blues: "Diciamolo, io non suono blues, metto degli ingredienti.Questo è un album che ha molti ingredienti soul piuttosto che rhythm'n'blues. Ma le vere radici del blues le ho scoperte di recente dopo che Eric Clapton mi ha regalato dischi di Elmore James, Robert Johnson e John Lee Hooker".
"Ahum", è una canzone lenta, quasi un inno, con la splendida voce dell'americana Chance, voce dei "Sunkids", che duetta spesso con lui nell'album. Ci sono molte citazioni, campioni tratti dalle fonti più disparate (Barry White, Muddy Waters...) "ma soprattutto vecchio gospel e dischi anni Cinquanta. Ci sono sonorità che non si possono riprodurre e l'unico modo è prenderle da vecchi dischi. Abbiamo usato strumenti d'epoca come Mellotron, Hammond,ma non c'è un suono di batteria "vero" perchè, anche se a suonare è un batterista vero, tutti i suoni sono stati rielaborati". "Scintille", romantica e natalizia, ("e spirituale"), giocata su un arpeggio di chitarra elettrica non distorta è forse più noiosa che affascinante finchè non si apre nel finale. "Baila" è stata uno dei tormentoni dell'estate, con suo andamento latino e la citazione da Nietzsche in apertura ("Devi avere un grande caos dentro di te per generare una stella danzante" - per far fiorire una stella che balla, dice Sugar) mentre per "Dindondio", canzone d'amore, e "Rossa mela della sera" c'è l'apporto ai testi di Pasquale Panella.
L'amore, le donne, sono il tema che più Zucchero usa nei suoi testi e le sue vicende personali hanno creato più di una canzone. All'ex moglie Angela è dedicata la torbida e feroce "Shake", rock alla Springsteen con una citazione in emiliano stretto che rende omaggio alla donna, in cui in fondo l'uomo di "Miserere" ammette di avere trovato un suo equilibrio, una sua serenità e che quindi di quello che avviene a lei ora non gli importa più nulla, anche se, basterebbe una parola per perdonare e tornare. Ma "Dindondio" non era invece dedicata alla nuova compagna e al figlio? "Io ho sempre avuto una sola musa ispiratrice. È tutto passato, ma mi ricordo...".
È Francesco De Gregori a fornire le parole per chiudere l'album: "Eravamo qui a Rovigo e gli stavo raccontando del mio cane Tobia, un pastore bernese, a cui ero legatissimo e che si era perso. E lui ha voluto scriverci una canzone, come se fosse il cane a cantare". Una tappa a Sanremo? "Ma no. E poi Baudo ha tolto di mezzo gli italiani, che poi a me l'idea dei superospiti non mi andava mica a genio, nè gli italiani nè gli stranieri".
Giò Alajmo

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