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IL GIORNALE - Lunedì 10 Settembre 2001
Il critico

Un'onda di passione tra soul, gospel e un De Gregori doc.
Cesare G.Romana

Non sembrava facile, per Zuccchero, farsi perdonare il peccataccio stagionale di Baila. E invece ci riesce alla grande, con questo nuovo album bello, catturante, passionale. Al quale basterebbero due brani per assicurargli un posto tra i pochi esiti Importanti di questa affollata stagione discografica.lntanto Ali d'oro,dove la voce del musicista emiliano s'intreccia con quella leggendaria di John Lee Hooker, in un duetto registrato poco prima che il grande bluesman morisse. Poi Tobia, dove il lancinante dispiegarsi della musica incontra un testo scritto còl cuore in mano da Francesco De Gregori, quasi a reiterare la straordinaria collaborazione avviata anni fa con Diamante.
Basterebbe questo, ma c'è dell'altro. Ci sono per esempio due brani controfirmati dal talento eterodosso di Pasquale Panella (splendido Rossa mela della sera). E c'è, per tutto l'album, il

ruspante intreccio tra due, altrettanto sanguigne visceralità: quella padana, nella quale affondano le radici di Zucchero, e quella nera del Delta, di New Orleans, di Memphis. Del gospel anni
Cinquanta non meno che dello stile Motown anni Sessanta e Settanta, presenti come categoria dello spirito ed evocati qua e là da svariati campionamenti.
Più che mai, dunque, le due anime di Zucchero si confrontano e si completano: fin dall'iniziale Sento le campane, piccolo fIlm "girato" in un bar dell'appennino tosco-emiliano, ma che avrebbe trovato identica atmosfera se fosse nato in un caffè di New Orleans. È un po'come travasare il corso del Po nell' alveo del Mississippi, e viceversa. Ed è soprattutto la voce di Zucchero - sempre più nera, gonfia, carnale - a fare da tramite, e da collante tra le due latitudini, mentre la produzione e i coarrangiamenti di Corrado Rustici contribuiscono spavaldamente all'ipotesi d'un gemellaggio tra Emilia e sud degli States.
Appare perfettamente naturale, in un simile contesto ispirativo, l'interagire dell'autore e di Hooker sull'assorta. ondosa
melodia diAli d'ora, col timbro rugginoso del primo e quello profondo del secondo che gareggiano col drappeggio sontuoso dei cori, recuperando insieme tutta la sensualità e lo stupore dell'amore: che è il tema dominante di questo album molto affidato al richiamo corporeo dei sensi ma anche al loro radicarsi nell'intelletto e nella fantasia.
Il lessico? Quello d'un soul ricondotto alle sue scaturigini antiche, e insieme ravvivato da una decisa modernità. Ora spalancato fino a lambire gli umori aspri dell' hip hop - fondamentali gli apporti della cantante californiana Chance, le programmazioni di John O'Brien. e gli interventi parlati di Arthur Miles -, ora decantato in ballate di vibrante dolcezza. Come Ahum, Dindondio o la magica Scintille, assorta come una carola natalizia, con I'Hammond sognante di David Sancious e la voce di Zucchero carica di rattenuta emozione. Senza dimenticare, ovviamente, Tobia: omaggio a un cane perduto, amico fedele e rimpianto, il cui ricordo conclude l'album nel segno della commozione.




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